Carissimi,
sabato 4 maggio 18 bambini della nostra comunità hanno celebrato la loro prima confessione. Domenica 26 maggio 32 bambini durante l’Eucarestia faranno per la prima volta la comunione. Vogliamo pregare tutti per questi bambini. Possano attraverso i sacramenti e la catechesi incontrare il Signore, non come un’idea, ma come un amico vivo e vicino che parla loro, li consola, li guida. Possano sperimentare la dolcezza del perdono e la certezza dell’amore di Dio.
Forse non è superfluo ricordare che i genitori nel giorno del battesimo di questi bambini hanno dichiarato in modo solenne e pubblico di impegnarsi a educarli nella fede perché nell’osservanza dei comandamenti amino Dio e il prossimo come Cristo ci ha insegnato.
Spessissimo non si dà seguito a questa promessa e si trascura in modo pacifico e tranquillo questo compito che spinge i genitori a preoccuparsi non solo di quello che vedono, ma anche di ciò che non vedono, a non accontentarsi della sola salute o della sola riuscita a scuola o delle attività fisiche, delle lingue, di mucica e di palestre per i loro figli. C’è una realtà che viene sistematicamente trascurata. Eppure è la sorgente della nostra pace o della nostra inquietudine. È la fonte del nostro passo lento o dello slancio che ci riempie l’anima e rallegra chi ci vede. È la radice di una vita piena o la causa del vuoto spaventoso e assurdo che uno si porta dentro o nel quale è totalmente immerso. È quella parte essenziale e nascosta che trasfigura di vera bellezza ciò che si vede senza la necessità di ricorrere ai trucchi per ritoccare una vita che non riesce a risplendere. È il fondamento sicuro che ci sostiene tutte le volte che la vita viene a scuoterci e rimette tutto in discussione. È ciò che ci permette di vedere anche quando si fa tutto buio, anche quando tutto si fa confuso, anche quando tutto diventa incerto. È ciò che ci rende forti anche nella debolezza, sereni nella prova, fiduciosi nelle delusioni, lieti nelle fatiche.
Sarebbe un grosso errore leggere e interpretare male questo impegno che i genitori si prendono nei confronti dei loro figli. Perché non si tratta di offrire un placebo per le fatiche della vita o offrire loro dei valori vaghi e che non riescono a pizzicarci e a mordere per davvero. Ma si tratta di permettere ai figli di incontrare Cristo e attraverso di Lui cominciare un viaggio importantissimo e necessario per non disunirsi e per non perdersi: il viaggio che ci porta verso noi stessi, quello che ci porta dentro noi stessi, quello che ci porta a scoprire la nostra grandezza e a vedere la nostra necessità di trovare una valido aiuto e non lasciarci ingannare dagli abbagli che troviamo lungo la strada.
Forse dobbiamo abbandonare la preoccupazione inutile di quello che si vede, l’ossessione del vestito e del cibo e cominciare a guardare alle paure e al grido insoddisfatto che i nostri figli ci lanciano così come possono. Non possiamo far fin di niente, continuando a raccontarci che stiamo dando loro tutto… Gli stiamo negando ricchezze importantissime e preziose che abbiamo negato anche a noi stessi… considerandole inutili. Quello che diamo, e che i nostri figli ricevono, è una miseria se non scoprono il tesoro per cui vale la pena perdere tutto.
Il Signore vi benedica.
p. Emanuele, p. Francesco e p. Amedeo

–> CONTINUA A LEGGERE SUL PDF (posto in alto) –>

Seguici: