Carissimi,
abbiamo ripreso il ritmo ordinario nella nostra vita quotidiana. Forse la frenesia, che infetta tutti, prima e durante le feste, ci stanca parecchio e rischiamo ti ritrovarci alla fine esausti e storditi. Speriamo davvero che questo tempo di feste sia stato utile per riposarci un po’ e per ritrovare le persone che amiamo.
La vita si presenta continuamente con un ritmo sempre uguale. Siamo soliti pensare che il ritmo ordinario della vita sia per natura brutto e insensato, pesante e insulso. Ma l’andatura accelerata è spietata e impossibile da sostenere. L’andatura veloce luccica, ma non illumina, illude, ma non offre quello che promette. Andare veloci vuol dire pretendere che la realtà risponda alle nostre voglie. Vuol dire rimanere nella presunzione che tutto ci obbedisca come e quando vogliamo noi. È la dittatura delle nostre voglie. Il grano ha i suoi tempi per maturare, un figlio ha i suoi tempi per venire alla luce, il giorno ha i suoi ritmi e le sue ore stabilite, un albero ha i suoi tempi per offrire l’ombra e i suoi frutti… la vita non funziona per colpi di bacchetta magica ma secondo regole e tempi precisi e la sua magia consiste proprio nel fatto che obbedendo a queste coordinate precise funziona sempre e non tradisce mai. Si sbaglia poco.
L’ordinario è la cornice che ci permette di avere dei punti di riferimento precisi che ci consentono di muoverci senza un’ansia eccessiva e permanente. Una realtà sempre cangiante e senza punti fermi, che ci viene presentata come affascinante, alla fine sarebbe una baldoria ingarbugliata e porterebbe a una vita in uno stato continuo di confusione e di incertezze. Molti rischiamo di avere una vita frizzante e vuota. Una vita brillante e disordinata. Dove con il tempo uno raccoglie solo un senso torbido della sua storia veloce e sfavillante.
Benediciamo per il ritmo semplice e uguale che siamo chiamati ad accogliere come un segreto che oggi sfugge a molti. È il ritmo più fecondo. È il ritmo che fa fare molta strada, è quello che porta molto lontano. È il ritmo che dà solidità alla nostra storia e regala una consistenza vera e non fittizia, una solidità reale e non apparente.
L’ordinario è il luogo dove prende forma la nostra grandezza o il luogo dove la perdiamo per strada e la perdiamo di vista. Bisogna vigilare sull’invito continuo che ci viene fatto di divertirsi sempre, di stare sempre in festa, di essere vestiti sempre come se ci trovassimo a una sfilata, di mangiare ogni giorno come se fosse sempre Natale, di stare sempre in ferie come se la manna fosse sicura… è una seduzione che ci può strappare il tempo migliore, quello della nostra formazione, il tempo in cui diamo una struttura solida alla nostra vita. La festa senza il tempo ordinario che la prepara e l’attende è solo una ubriacatura pericolosa. La festa senza la fatica quotidiana è solo baldoria. La festa senza il ritmo uguale e monotono che accetta i tempi della realtà è solo una parvenza di gioia che nasconde tristezza e frustrazione. La festa se non celebra la fatica quotidiana della vita, se non celebra la realtà semplice e apparentemente vuota diventa solo una fuga dalla propria vita. Un disprezzo della propria vita. Il Signore ci aiuti ad amare la vita di tutti i giorni. Il Signore vi benedica.

p. Emanuele, p. Francesco e p. Amedeo

METTI LA TUA VITA SOTTO LA PAROLA DI DIO

Gesù lascia la vita tranquilla e nascosta di Nazaret e si trasferisce a Cafarnao, una città situata lungo il mare di Galilea, un luogo di passaggio, un crocevia di popoli e culture diverse. L’urgenza che lo spinge è l’annuncio della Parola di Dio, che dev’essere portata a tutti. Vediamo infatti nel Vangelo che il Signore invita tutti alla conversione e chiama i primi discepoli perché trasmettano anche ad altri la luce della Parola (cfr Mt 4,12-23). Cogliamo questo dinamismo, che ci aiuta a vivere la Domenica della Parola di Dio: la Parola è per tutti, la Parola chiama alla conversione, la Parola rende annunciatori.
La Parola di Dio è per tutti. Il Vangelo ci presenta Gesù sempre in movimento, in cammino verso gli altri. In nessuna occasione della sua vita pubblica Egli ci dà l’idea di essere un maestro statico, un dottore seduto in cattedra; al contrario, lo vediamo itinerante, lo vediamo pellegrino, a percorrere città e villaggi, a incontrare volti e storie. I suoi piedi sono quelli del messaggero che annuncia la buona notizia dell’amore di Dio (cfr Is 52,7- 8). Nella Galilea delle genti, sulla via del mare, oltre il Giordano, dove Gesù predica, c’era – annota il testo – un popolo immerso nelle tenebre: stranieri, pagani, donne e uomini di varie regioni e culture (cfr Mt 4,15-16). Ora anch’essi possono vedere la luce. E così Gesù “allarga i confini”: la Parola di Dio, che risana e rialza, non è destinata soltanto ai giusti di Israele, ma a tutti; vuole raggiungere i lontani, vuole guarire gli ammalati, vuole salvare i peccatori, vuole raccogliere le pecore perdute e sollevare quanti hanno il cuore affaticato e oppresso. Gesù, insomma, “sconfina” per dirci che la misericordia di Dio è per tutti. Non dimentichiamo questo: la misericordia di Dio è per tutti e per ognuno di noi. “La misericordia di Dio è per me”, ognuno può dire questo.
Questo aspetto è fondamentale anche per noi. Ci ricorda che la Parola è un dono rivolto a ciascuno e che perciò non possiamo mai restringerne il campo di azione perché essa, al di là di tutti i nostri calcoli, germoglia in modo spontaneo, imprevisto e imprevedibile (cfr Mc 4,26-28), nei modi e nei tempi che lo Spirito Santo conosce. E se la salvezza è destinata a tutti, anche ai più lontani e perduti, allora l’annuncio della Parola deve diventare la principale urgenza della comunità ecclesiale, come fu per Gesù. Non ci succeda di professare un Dio dal cuore largo ed essere una Chiesa dal cuore stretto – questa sarebbe, mi permetto di dire, una maledizione –; non ci succeda di predicare la salvezza per tutti e rendere impraticabile la strada per accoglierla; non ci succeda di saperci chiamati a portare l’annuncio del Regno e trascurare la Parola, disperdendoci in tante attività secondarie, o tante discussioni secondarie. Impariamo da Gesù a mettere la Parola al centro, ad allargare i confini, ad aprirci alla gente, a generare esperienze di incontro con il Signore, sapendo che la Parola di Dio «non è cristallizzata in formule astratte e statiche, ma conosce una storia dinamica fatta di persone e di eventi, di parole e di azioni, di sviluppi e tensioni».
Veniamo ora al secondo aspetto: la Parola di Dio, che è rivolta a tutti, chiama alla conversione. Gesù, infatti, ripete nella sua predicazione: «Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino» (Mt 4,17). Ciò significa che la vicinanza di Dio non è neutra, la sua presenza non lascia le cose come stanno, non difende il quieto vivere. Al contrario, la sua Parola ci scuote, ci scomoda, ci provoca al cambiamento, alla conversione: ci mette in crisi perché «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio […] e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). E così, come una spada la Parola penetra nella vita, facendoci discernere sentimenti e pensieri del cuore, facendoci cioè vedere qual è la luce del bene a cui dare spazio e dove si addensano invece le tenebre dei vizi e dei peccati da combattere. La Parola, quando entra in noi, trasforma il cuore e la mente; ci cambia, ci porta a orientare la vita al Signore. Ecco l’invito di Gesù: Dio si è fatto vicino a te, perciò accorgiti della sua presenza, fai spazio alla sua Parola e cambierai lo sguardo sulla tua vita. Vorrei dirlo anche così: metti la tua vita sotto la Parola di Dio. Questa è la strada che ci indica la Chiesa: tutti, anche i Pastori della Chiesa, siamo sotto l’autorità della Parola di Dio. Non sotto i nostri gusti, le nostre tendenze o preferenze, ma sotto l’unica Parola di Dio che ci plasma, ci converte, ci chiede di essere uniti nell’unica Chiesa di Cristo. Allora, fratelli e sorelle, possiamo chiederci: la mia vita, dove trova direzione, da dove attinge orientamento? Dalle tante parole che sento, dalle ideologie, o dalla Parola di Dio che mi guida e mi purifica? E quali sono in me gli aspetti che esigono cambiamento e conversione?
Infine – terzo passaggio –, la Parola di Dio, che si rivolge a tutti e chiama alla conversione, rende annunciatori. Gesù, infatti, passa sulle rive del lago di Galilea e chiama Simone e Andrea, due fratelli che erano pescatori. Li invita con la sua Parola a seguirlo, dicendo loro che li farà «pescatori di uomini» (Mt 4,19): non più solo esperti di barche, di reti e di pesci, ma esperti nel cercare gli altri. E come per la navigazione e la pesca avevano imparato a lasciare la riva e a gettare le reti al largo, allo stesso modo diventeranno apostoli capaci di navigare nel mare aperto del mondo, di andare incontro ai fratelli e di annunciare la gioia del Vangelo. Questo è il dinamismo della Parola: ci attira nella “rete” dell’amore del Padre e ci rende apostoli che avvertono il desiderio irrefrenabile di far salire sulla barca del Regno quanti incontrano. E questo non è proselitismo, perché quella che chiama è la Parola di Dio, non la nostra parola. Sentiamo allora rivolto anche a noi oggi l’invito a essere pescatori di uomini: sentiamoci chiamati da Gesù in persona ad annunciare la sua Parola, a testimoniarla nelle situazioni di ogni giorno, a viverla nella giustizia e nella carità, chiamati a “darle carne” accarezzando la carne di chi soffre. Questa è la nostra missione: diventare cercatori di chi è perduto, di chi è oppresso e sfiduciato, per portare loro non noi stessi, ma la consolazione della Parola, l’annuncio dirompente di Dio che trasforma la vita, per portare la gioia di sapere che Egli è Padre e si rivolge a ciascuno, portare la bellezza di dire: “Fratello, sorella, Dio si è fatto vicino a te, ascoltalo e nella sua Parola troverai un dono stupendo!” Fratelli e sorelle, vorrei concludere invitando semplicemente a ringraziare chi si dà da fare perché la Parola di Dio sia rimessa al centro, condivisa e annunciata. Grazie a chi la studia e ne approfondisce la ricchezza; grazie agli operatori pastorali e a tutti quei cristiani impegnati nell’ascolto e nella diffusione della Parola, specialmente ai lettori e ai catechisti: oggi conferisco il ministero ad alcuni di loro. Grazie a quanti hanno accolto i tanti inviti che ho fatto a portare il Vangelo con sé ovunque e a leggerlo ogni giorno. E infine un ringraziamento particolare ai diaconi e ai sacerdoti: grazie, cari fratelli, perché non fate mancare al Popolo santo il nutrimento della Parola; grazie perché vi impegnate a meditarla, viverla e annunciarla; grazie per il vostro servizio e i vostri sacrifici. Per tutti noi, sia consolazione e ricompensa la dolce gioia di annunciare la Parola di salvezza.

Omelia del santo Padre Francesco 22 gennaio 2023 domenica della Parola di Dio

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