Carissimi,
all’inizio di questo tempo, gravido di grazia, pensiamo subito a tutte quelle persone con cui non parliamo più. Quelle persone con cui abbiamo chiuso ogni tipo di comunicazione e relazione. Quelle persone con cui ci evitiamo sistematicamente. Con quelle che non sono morte ma che in fondo le consideriamo già nell’al di là. Con quelle che non abbiamo voluto salvare perché c’è stata una violazione della legge e abbiamo preferito salvare la norma e abbandonare il fratello. Quelle con cui abbiamo fatto tanta strada assieme e con le quali, di colpo, con o senza ragione, siamo diventati estranei.
Ricordiamo quelle persone che abbiamo travolto con i nostri principi, con le nostre tradizioni, con le nostre fissazioni, con le nostre visioni… quelle a cui abbiamo voltato le spalle e a cui non parliamo più, non perché abbiano fatto chissà quale cosa grave, ma perché ciò che hanno fatto lo consideriamo imperdonabile e un attentato di lesa maestà.
Nella nostra vita ci sono molte relazioni spezzate, mortificate, calpestate e tutto questo avviene con una pacifica tranquillità. Troviamo il modo per non crearci più di tanto problemi e domande che ci mettano in discussione. Facciamo con molta tranquillità la comunione con Gesù, ma non ci disturba per niente l’avere persone con cui non vogliamo più avere a che fare.
Quante relazioni sono congelate in una formalità sfacciata e stomachevole dove si vuole salvare la faccia a tutti i costi (la nostra naturalmente), ma non si ha nessuna intenzione di salvare la relazione e il fratello o la sorella coinvolti. Relazioni rotte dove si fa finta di niente. Relazioni dove si vuol salvare con i denti l’apparente comunione che non c’è e si mantiene il veleno della distanza nel cuore.
Con quante persone, senza nessuna sofferenza, abbiamo chiuso, e senza salutare, siamo andati oltre per la nostra strada, senza voler sapere più nulla di loro e di quanto gli accade e lasciandoli indietro definitivamente.
Con quanti abbiamo vissuto come fratelli, amici, parenti… pieni di affetto, sempre vicini e sempre insieme, persone che si cercavano continuamente e per ogni cosa, che stavano per ore al telefono insieme, che condividevano felicemente mensa e vacanze, passeggiate e ogni sorta di esperienza… e poi siamo diventati completamente estranei e siamo arrivati a ignorarci.
Pensare a queste relazioni spezzate senza neppure avvertire il dolore adeguato per un disastro del genere ci aiuti a fissare lo sguardo nel cuore grande di Dio, che è completamente diverso dal nostro. La quaresima è proprio il tempo in cui possiamo vedere Dio che con umiltà torna a fare il primo passo, Dio che non riesce a saperci lontani, che non ce la fa a mantenere la distanza e a ignorarci o a essere ignorato… Dio che con umiltà torna a parlarci, torna a bussare alla nostra porta, torna a cercarci perché non regge di rimanere senza di noi. La quaresima sia la scuola dove impariamo lo stile di Dio in cui diciamo di credere.

Il Signore vi benedica

p. Emanuele, p. Francesco e p. Amedeo

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